lunedì 19 febbraio 2007

considerazioni a margine



Dovrei parlare di Vicenza, e delle basi americane. Dovrei parlare della "brillante operazione" che ha smantellato la "colonna cgil" delle nuove brigate rosse, e della solita criminalizzazione conseguente di ogni dissenso. Dovrei parlare di queste cose, ma non ne ho punta voglia. E allora parlo di calcio. Guarda tu! Sarà stata la pagina sportiva del manifesto (che per adesso sembra essere l'unico ambito, in quel giornale sedicente comunista, immune dalle pruderie prodiane di parlato & co., forse) dove c'è un bell'articolo di Emilio Quadrelli (sì, quello di "Andare ai resti" e "Gabbie metropolitane", entrambi per DeriveApprodi) a proposito di stadi e proletariato. Sarà il considerare che il calcio è rimasto l'unico luogo dove si accendono ancora le passioni civili, dove si è faziosi di padre in figlio, dove l'avversario viene disprezzato a prescindere, dove qualsiasi cosa, il nemico, faccia o dica egli rimane "contro di te". Ed è un luogo dove ancora i corpi reali irrompono, in scontri e battaglie. Un vero fastidio, una scocciatura: devono essere tolti di mezzo i "delinquenti" che non hanno capito che la democrazia è un'altra cosa.
Il calcio di oggi è oramai un altro gioco!
Come ebbe a succedere, molti anni fa, al baseball americano, con l'irruzione massiccia della televisione. E il rimpianto per "quel" baseball è diventato il rimpianto per un'America che non c'è più. Foto in bianco&nero, the hall of fame, campioni e divine (vorrete mica mettere Marylin con una velina!?). Tutto passa, certo, ma il rimpianto rimane. Rimane il lutto. Così c'è anche chi lo elabora in pensieri, in libri, in film. Alcuni anche belli. Alcuni anche profondi.
E c'è chi mena le mani.

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