giovedì 25 gennaio 2007

nessundove



"Liberami dal nulla". E forse l'unico appunto che gli si può muovere è questo titolo italiano che non riesce a tradurre l'intraducibile. "Deliver me from nowhere". Portami via da nessundove, potrebbe suonare. Chissà. Ad ogni modo, i dieci pezzi per niente facili del libro, dichiaratamente ispirati - a partire dai titoli - a "Nebraska" di Springsteen, riescono in quel che Tennessee Jones si era prefissato: contraddire quanto affermava lo stesso "boss" in coda a "Jungleland", che i poeti si tengono alla larga da un certo tipo di vita! Il parabrezza sulla copertina del libro, diversamente da quello sulla copertina del disco, appare inondato di pioggia. A rendere ancora più cupa, togliendo quel poco chiarore, la realtà di quelle dieci canzoni. E la realtà è ancora più cruda, più scarna, anche perché la speranza, negli anni che separano il libro dal disco, non è certo aumentata. Anzi. E, diversamente da Springsteen, Tennesse Jones è nato e cresciuto nella regione degli Appalachi, il luogo per eccellenza dell’America più povera e più lontana dalle mitologie patinate. E, non per niente, Poe aveva suggerito che il banale nome di "Stati Uniti" fosse sostituito da quello di "Appalachia". Così, le storie raccontate nelle canzoni che compongono Nebraska si mescolano a nuove storie, e perfino con il vissuto dello scrittore, anche sconvolgendole, a volte, dipingendo un nuovo quadro. Da decifrare.

Tennessee Jones - Liberami dal nulla
Quarup Editrice 2006 - 13 euri

1 commento:

Anonimo ha detto...

questa faccenda del titolo mi incuriosisce non poco: per me non c'era alternativa, come sempre quando il "da tradurre" è, appunto, verbalmente intraducibile; proviamo allora a tradurne il contenuto reale a cui le parole forniscono suoni simboli per comunicarle. come se in una lingua non ci fossero strumenti per esprimere l'idea di bicchiere, ma si potesse renderla dicendo qualcosa tipo contenitore per bevande. ok, però se resta un senso di forzatura, boh, sarebbe interessante sapere quale poteva essere il titolo più fedele senza scadere nel poetico improponibile (nessundove è troppo marcato, in copertina si prenderebbe troppo spazio, e poi l'originale inglese non vuole certo trasmettere un'idea così artefatta e giocoliera della lingua). boh, ripeto boh non è che affermo (o difendo).