martedì 12 settembre 2006

vacanze: fare il punto...o la linea?



Stavo per limitarmi a mettere solo una foto di pantelleria, insieme ad una sorta di cartello di “chiuso per ferie”, prima di andarmene a passare questi prossimi dieci giorni in un'altra di quelle isole da aggiungere alla mia collezione. Poi, mi è venuto di pensare alla vacanza, misurandomi anche col termine stesso che la definisce. E così, ho cominciato a ripensare alle mie vacanze o, ancora meglio, alla mia “storia della vacanza”. Ed ho preso a distinguere, geometricamente quasi, fra “vacanza-linea” e “vacanza-punto”. All'inizio, ho amato e praticato, ogni volta che mi era possibile, la vacanza-linea. Il tracciare un percorso, a volte programmato, assai più spesso improvvisato. Un percorso da sfogliare, come le pagine di un libro. Senza tornare a rileggere la pagina precedente. Avanti, fino all'epilogo. Finito il libro lo si mette via, arricchiti dalla sua lettura. Tutto qui.
Poi, adesso, da più anni, sono diventato, di un colpo, senza quasi accorgermene, un fautore della vacanza-punto, come questa che mi appresto a fare. Una vacanza-punto significa, per me, arrivare in un posto, preferibilmente un'isola non troppo grande, e dal punto in cui arrivo e mi stabilisco compiere dei movimenti non troppo larghi che mi riportano sempre, e continuamente, al punto eletto a centro della vacanza.
Però, spero che la prossima possa voler essere, di nuovo, una vacanza-linea.
E voi?
Vacanze-punto? O vacanze-linea?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buone vacanze, allora...
Linea o punto???
Direi che preferisco (ma forse è perchè, di fatto, faccio sempre quel tipo di vacanza)la vacanza punto. Che poi diventa un'occasione per fare lo stesso un viaggio, ma dentro se stessi.Quantomeno, per me è così.
A presto, danielamore

Anonimo ha detto...

curioso. l'ultimo libro che circola per casa mia s'intitola "punto linea superficie" di vassily kandinsky. ho avuto modo di dargli solo un'occhiata, ma mi hanno colpito acune pagine.
cerco ora, in rete, qualche stralcio da riportarti:
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"Il punto geometrico è un'entità invisibile... Pensato materialmente, il punto equivale a uno zero.
Ma in questo zero si nascondono diverse proprietà, che sono "umane". Noi ci rappresentiamo questo zero come associato con la massima concisione, cioè con un estremo riserbo, che però parla. In questo modo, nella nostra rappresentazione, il punto geometrico è il più alto e assolutamente l'unico legame tra silenzio e parola.
E perciò il punto geometrico ha trovato la sua forma materiale, in primo luogo, nella scrittura - esso appartiene al linguaggio e significa silenzio"...
"Il suono del silenzio, che viene abitualmente associato col punto, è così: forte, da coprire completamente le altre proprietà.
Tutti i fenomeni tradizionalmente abituali sono resi muti dal loro linguaggio unilaterale. Non udiamo più la loro voce e siamo circondati dal silenzio. Soccombiamo all'elemento "pratico-funzionale"."...
"La linea geometrica è un'entità invisibile. E' la traccia del punto in movimento, dunque un suo prodotto. Nasce dal movimento - e precisamente dalla distruzione del punto, della sua quiete estrema, in sé conchiusa. Qui si compie il salto dallo statico al dinamico.
La linea è, quindi, la massima antitesi dell'elemento pittorico originario - il punto."...
"L'elemento tempo è in generale molto più riconoscibile nella linea che nel punto - la lunghezza è un concetto temporale. D'altra parte, seguire una retta è temporalmente diverso dal seguire una curva, anche se le lunghezze siano le stesse; e quanto più mossa è la curva, tanto più essa si estende nel tempo. Dunque, nella linea le possibilità di uso del tempo sono molteplici."
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penso che , in fin dei conti, non ci siano scelte da operare, tra punti e linee, ma piuttosto da considerarli elementi di una stessa composizione. ad ognuno il suo momento e la sua collocazione.

saluti

eleonora