mercoledì 21 giugno 2006

Una canzone per Curbara

Una canzone ... tanto dolce e tanto bella, come un bacio che ti sfiora.

Ha fatto bene Luca a scrivere una canzone su Silvio Corbari! E ha fatto bene a scriverla come una canzone d'amore. E mi fa bene all'anima sentirgliela cantare ogni volta che posso. Questa è stata la seconda volta, per me. Anche se l'aspettavo da tanto tempo, una canzone così. Già una canzone su Corbari, un altro di quei partigiani, come “il comandante Faccio” cantato da Davide Giromini, presumibilmente tradito e consegnato ai fascisti dai comunisti”!
Una storia d'amore, dicevo. Una storia d'amore consumata sul letto sontuoso di una rivoluzione. Finita male. La storia d'amore, e la rivoluzione. Tutte le grandi storie d'amore finiscono male, chiosava tronti a proposito del libro di memorie della Rossanda, solo le piccole vicende durano per sempre, trascinandosi.
I due amanti partigiani appesi ad un lampione, in una piazza. Iris già morta: si era ammazzata per far sì che Corbari non si attardasse a cercare di soccorrere lei ferita. Inutilmente. Era arrivato in fondo alla sua strada, quel Corbari che, da ragazzo, aveva segato e portato via il ciliegio di un contadino che aveva picchiato dei ragazzini del borgo, colpevoli di aver preso delle ciliegie da quell'albero.

Corbari, bollato come “anarcoide”, politicamente inaffidabile, non accettò mai il commissario politico nella sua banda. “Curbara” meritava una canzone come questa. Una canzone come una ballata western. Una canzone come fosse una canzone per Billy the kid, per Butch Cassidy. Una canzone d'amore. Per amore. Una canzone alla salute di Iris e di Silvio. Sarebbe piaciuta anche a Tonino Spazzoli e ad Adriano Casadei.

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